La “Psicologia dell’Abitare” sostiene che la casa rappresenta l’estensione fisica ed architettonica del nostro essere. Se costruita secondo le nostre esigenze, in armonia con noi stessi, con la nostra personalità, con il nostro corpo e con l’ambiente, diventa un luogo terapeutico, di benessere, in cui sentirci protetti, sicuri ed intimamente a nostro agio. Oggi ci sono diversi strumenti per orientarsi in questa direzione.

La filosofia dello Slow Design, ad esempio, ci guida ad arredare la casa con l’obiettivo di imparare a “vivere senza fretta”, dove poter stare bene in compagnia della famiglia e degli amici, ma anche individualmente.

Lo Slow Design non ha regole precise ma funzionali, sociali ed ambientali; ci insegna la praticità, la sobrietà, l’arredo artigianale, ecologico (il legno, il marmo, l’ardesia, la pietra, sono tutti materiali adatti allo scopo) e ci spinge ad utilizzare solo ciò di cui abbiamo bisogno, colori naturali, design minimal, nel rispetto del pianeta e in sintonia con noi stessi.

La nostra casa è il luogo sicuro dove rientriamo dopo giornate frenetiche e a volte dure. Ritrovarci in un ambiente pensato appositamente per dare conforto, relax, addirittura gioia, è una terapia per corpo e mente. L’illuminazione, i mobili, la loro disposizione, la quantità di oggetti, i colori, i materiali che scegliamo caratterizzeranno un’ ambientazione che sarà affine alla nostra interiorità e alle nostre esigenze.

Molte arti e tecniche sono nate proprio per porre l’attenzione sui benefici che alcuni elementi possono avere su di noi a livello psico-fisico. Per esempio il Feng-shui è un’arte orientale che si cocentra sull’impatto che le forme, i colori, gli arredi hanno sulla psiche umana; anche la Cromoterapia, l’Aromaterapia e la Musicoterapia conferiscono benessere ed armonia dei sensi, aiutando il corpo e la mente a ritrovare il loro naturale equilibrio. La casa è lo specchio della nostra identità, dell’interiorità, del nostro stile, del nostro modo di essere; uno spazio privato, intimo, ricco di significati simbolici che ci rappresentano; un’architettura degli spazi correlata alla nostra “architettura interna” ed organizzati secondo le nostre esigenze.

Molti studi psicoanalitici hanno segnalato lo stretto rapporto che c’è tra l’atmosfera emotivo-affettiva dell’ambiente della casa e la rappresentazione della propria personalità. La Neuroarchitettura è una branca medica secondo cui l’allestimento della casa condiziona il cervello, il sistema nervoso e dunque l’umore.

La cucina

La cucina è da sempre un ambiente centrale, focale della casa. Un punto di ritrovo, di creatività, di gusti e sapori, di profumi che spesso ci accompagnano nel tempo evocando ricordi.

La cucina come spazio abitativo e culinario si è evoluta nel tempo seguendo i mutamenti sociali, culturali ed economici della società. Anticamente le veniva attribuito un ruolo sacrale poiché stanza simbolica in cui si ritrovavano gli elementi fondamentali della Vita: l’Acqua, la Terra l’Aria e il Fuoco; nel tempo ha continuato in diverse maniere a mantenere questo ruolo centrale, ad essere il luogo in cui, oltre alla cura del cibo, si lavavano anche i panni e si faceva addirittura il bagno caldo. Negli anni ’60 – ’70 la cucina era un luogo di ritrovo per tutta la famiglia, dove i giochi dei bambini si intrecciavano con i lavori degli adulti, un ambiente semplice, ma di benessere e condivisione.

La cucina contemporanea è invece un luogo della casa che arrediamo con le ultime tecnologie e a volte con design anche esasperati, pur rimanendo però il cuore della casa, luogo di socialità e convivialità. Qui studiamo, lavoriamo, giochiamo, parliamo, viviamo. E la nostra tavola è sinonimo di sosta, di quei momenti in cui possiamo disconnetterci dal resto e raccontarci, scambiare parole, emozioni, sensazioni.

Cooking Therapy

Quando non cuciniamo per dovere ma per il piacere di farlo, il cibo diventa un modo terapeutico per divertirsi con l’idea di soddisfare il palato, dando sfogo alla propria espressione personale.

La cucina del resto coinvolge tutti i cinque sensi e per questo motivo sprigiona emozioni ed impressioni sensoriali, stimolando capacità quali creatività, sperimentazione, soddisfazione, cambiamento, pazienza, concentrazione. Quando prepariamo i nostri piatti in compagnia di amici o in coppia l’esperienza assume caratteri ancora più spiccati di gratificazione, tra idee, dialogo, partecipazione, intrecci mentali e fisici da cui scaturiscono benefici psicologici, sociali e di unione.

Giocare con i sapori e le consistenze, combinare gli elementi fino a pensare come servirli può essere molto salutare per la nostra mente. Cucinare dunque è un’attività decisamente terapeutica: stimola l’ingegno e la fantasia; fa accrescere l’autostima; combatte ansia, stress e depressione; richiede concentrazione, coordinazione e consapevolezza sensoriale; alimenta la cooperazione e la comunicazione; induce a prendere decisioni, incentiva la comprensione, la collaborazione e la generosità passando per la spartizione dei compiti e quindi la capacità di fare compromessi; inoltre è un veicolo di conoscenza e di espressione del Sé.

Negli Stati Uniti alcuni professionisti della Salute utilizzano la cucina come terapia, la Cooking Therapy, poiché permette ai pazienti di estraniarsi dalle loro vite problematiche e concentrarsi sui passaggi culinari che offrono loro un punto di vista alternativo consentendo successi a livello cognitivo- comportamentale.

Dedicarsi alla cucina, ancor meglio se in un ambiente pensato da noi e per noi, attiva le nostre reti neurali: imparare, a prescindere da qualsiasi età e partendo da qualsiasi livello, stimola i nostri neuroni diminuendo le probabilità di malattie neuro-degenerative.

Molte ricerche neuroscientifiche oggi riprendono la tesi avanzata da Marcel Proust (1871-1922) quando evidenziò che il gusto e l’olfatto avessero un ruolo fondamentale per la memoria e per il recupero dei ricordi: questi due sensi sono, tra i cinque, i più sentimentali, i più soggettivi e i meno trasmissibili; i più intimi e i meno condivisibili, collegati direttamente all’ippocampo, il centro deputato all’immagazzinamento delle informazioni della memoria a lungo termine; questa, quando mangiamo qualcosa o sentiamo alcuni profumi, ci riporta esattamente in certe atmosfere vissute, ricordandoci sensazioni affettive sedimentate addirittura nell’infanzia. Per continuare la lettura dell’articoloclicca qui