Guest writer for Victory: Geppy Gleijeses, attore, drammaturgo, regista teatrale, direttore artistico, direttore teatrale e produttore teatrale Italiano.
Napoletano, cresciuto tra la Napoli Borbonica e la Capri dei sandali artigianali, avevo “sangue caldo” fin da ragazzo, il capo comitiva della compagnia con cui gli amici si disputavano l’uscita il sabato sera. Già prima dell’addio ai banchi di scuola con Mario Scarpetta ci divertimmo a mettere in scena “Le nuvole” di Aristofane. E fu un successo! Da quel momento tra me e il teatro è stato amore, un amore che ancora oggi pervade la mia vita in modo imprescindibile. Fu l’incontro con Eduardo – immenso, ma dolce e umile – a cambiare completamente la mia vita; eppure ebbi “l’ardire” di rifiutare per ben tre volte la sua offerta di una parte in “Na Santarella”. Dovevo prima laurearmi in giurisprudenza; anche se nel frattempo continuavano a scrivere commedie teatrali. Poi un giorno squillò il telefono ed era proprio Edoardo, non potevo crederci! Si era ricordato di me e mi offriva di fare il figlio in “Figlio di Pulcinella”. E stavolta, ovviamente, non rifiutai. Ne ero finalmente certo, avrei fatto l’attore! Il mio rapporto con Edoardo divenne confidenziale, di stima, di fiducia. Gli chiesi anche i diritti di due sue commedie: tutto era un successo incredibile. Al punto che lui disse “per questo giovane io revoco il veto alle mie opere”. Conservo come una reliquia quel taglio di giornale!
Seguire la propria passione è importantissimo e non bisogna mai cedere agli ostacoli. Bisogna fare tanta palestra, ma i risultati ripagheranno. Ho fatto anche il presentatore, il varietà, qualsiasi cosa per arrivare dove volevo: ai grandi teatri, al grande pubblico. La pluralità dell’esperienza forgia l’attore. E dopo tanto lavoro è arrivato il provino con Strehler, ho iniziato le prime tournée, e poi …non mi sono più fermato: 43 anni in giro tra l’Italia e l’estero, lavorando nei migliori teatri e con gli attori più quotati, vincendo premi, riconoscimenti, approvazioni dai giornali ( il New York Times mi dedicò quattro colonne a firma di Richard Eder, al di sotto delle quali c’era un piccolo trafiletto che parlava di Al Pacino nel Riccardo III).
Anni di gavetta, sacrifici, sempre in giro, all’inizio con pochissimi soldi, orari insoliti e massacranti, senza né sabato nè domenica, ma ripagato da apprezzamenti, successi e gratificazioni. Montaggi e smontaggi delle scenografie, nottate intere tra le quinte, ma soddisfazioni enormi e notti magiche come quella in una palestra calabrese con il tetto sfondato del terremoto: mettemmo in scena “La Piazza di Tespi” sotto una nevicata pazzesca, dando vita al più bell’effetto scenico che abbia mai visto nella mia vita.
Ho fatto compagnia con Luigi de Filippo, lavorato con i più grandi del teatro, da Luca de Filippo – i nostri figli giocavano insieme, mio caro amico, che ha continuato a concedermi i diritti delle commedie del padre – ad Alida Valli, Alberto Moravia, Arnoldo Foà, Regina Bianchi, Mario Monicelli, Mario Missiroli, Alberto Sordi – con cui ho girato un film… che scuola! – Ugo Tognazzi, Tony Servillo, Andrei Konchalovsky, Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini – le due ziette di “Arsenico e vecchi merletti”, per la mia regia – Marisa Laurito, Luciano De Crescenzo con cui abbiamo avuto il successo cinematografico “Così parlò Bellavista”; sono riuscito a gestire l’impresa folle di trasformare questa pellicola in lavoro teatrale debuttando con una prima memorabile al San Carlo di Napoli che mi ha riempito di gioia e soddisfazione; e questo solo per citarne alcuni…
In tanti anni penso di aver provato di tutto: la commedia e la tragedia, dalle palestre ai più grandi teatri del mondo, portando in scena Pirandello, Edoardo, Goldoni, Oscar Wilde… E il segreto è sempre stato quello di non svelare al pubblico tutto di quel mistero, lasciandolo lavorare insieme a noi: l’unica forma di spettacolo in cui il pubblico attraversa quel “ponte” che lo porta in mezzo agli attori è il Teatro! Al cinema ci si schianterebbe su uno schermo, a teatro invece si viene accolti sul palco dagli attori che proiettano gli spettatori in qualsiasi ambiente, epoca, storia, facendoli sognare di essere in un altro mondo, lontani dagli affanni della vita quotidiana.
Ho fatto una cinquantina di spettacoli, una dozzina di film, ho vinto tanti premi, ho aperto e diretto molti teatri tra cui oggi il Quirino di Roma che è il mio orgoglio; ho creato la Gitiesse che è una delle più importanti imprese di produzione di spettacolo italiane. Ho una squadra di collaboratori compatta da anni perché lavoriamo bene insieme e siamo diventati una grande famiglia. Eppure non sono pago, non sono stanco, mi sveglio tutte le mattine con lo stesso desiderio: quello di vivere il teatro. Determinazione, professionalità, talento (tutti a ben guardare ne abbiamo uno), passione, sfide, spirito di squadra: tutto ciò ha caratterizzato la mia vita, il MIO TEATRO.
Sicuramente una vita di sacrifici ma che consiglio ai giovani perché il teatro è ormai riconosciuto come terapia per raggiungere il benessere psichico emotivo: attenua ansia, depressione e panico; forgia la personalità ed aiuta ad esprimere se stessi, creando fiducia e autostima. Aiuta l’apprendimento, la memoria, educa alla sensibilità; è fonte di crescita personale e conoscenza di sè. E’ gestione, partecipazione, condivisione. E potrei continuare ancora per molto… Il teatro è fantastico a farlo e a fruirne. Uno strumento di cui tutti dobbiamo avvalerci!
Geppy Gleijeses
Riferimenti: SARÒ FRANCO – introduzione al libro “IL TEATRO DI GEPPY GLEIJESES” – MANFREDI EDITORE